L'inglese nella ristorazione italiana: guida pratica di sopravvivenza
Dalla globalizzazione ad oggi la lingua più importante e parlata in assoluto, in qualsiasi mercato esistente, è l’inglese.
Una buona conoscenza di questa lingua è fondamentale per poter dialogare con qualsiasi persona proveniente da ogni zona del mondo… nel mondo della ristorazione poi è fondamentale saper conversare in lingua inglese.
Oggi vi raccontiamo di Mara Zurolo che a soli 24 anni è assistant general manager presso Fishworks una delle più importanti catene di ristoranti di pesce nel cuore di Londra.
Ricopre questo ruolo dopo essere stata general manager a Santa Maria, votata nel 2010 come la miglior pizzeria di Londra dal giornale TimeOut e inserita nella lista dei Top 100 ristoranti del Regno Unito dal Sunday Times.
E dopo questa breve introduzione lascerei a Mara che ci spiegherà in maniera semplice e pratica come utilizzare (e sopravvivere) all’inglese nella ristorazione!!
L’uso della lingua inglese nella ristorazione, i consigli per tradurre il menù in maniera corretta.
È assolutamente proibito (nel vero senso della parola) utilizzare Google Translate, soprattutto nella traduzione del menù: evitiamo le gaffes.
Perché?
Perché è impreciso, inefficiente e, soprattutto, costruisce le frasi in modo grammaticalmente errato.
Agli occhi di uno straniero la cucina italiana non è un mondo sconosciuto.
Negli ultimi 2/3 anni la ristorazione nel Regno Unito (UK) ha fatto passi da gigante, evolvendosi sia culturalmente sia qualitativamente in maniera repentina.
Un esempio?
Cinque anni fa, quando arrivai nel quartiere dove tutt’ora vivo, c’era un solo ristorante che aveva nel menu la burrata, per esempio, o la ‘nduja.
Ad oggi ne esistono almeno venti, ed il 90% sono ristoranti appartenenti a catene non italiane.
In tutto il Regno Unito è ormai possibile trovare la mozzarella di bufala, i paccheri, la nocellara, anche nei comunissimi supermercati, e nonostante i prodotti non siano minimamente paragonabili ai prodotti originali italiani, l’inglese medio è ormai abituato e conosce la cucina italiana (così come quella francese, spagnola ecc.).
Quindi è fondamentale tradurre correttamente il menù perché bisogna tener conto del fatto che il cliente è probabilmente molto più preparato di quel che ci aspettiamo.
Tradurre termini come arancino in “riceball” è inutile.
È un prodotto tipico italiano, caratteristico della nostra cultura eviterei di tradurre “inglesizzando”.
Eviterei anche la traduzione della cartocciata siciliana in “puff pastry with ham and tomato” e consequenzialmente la traduzione del ragù con la braciola in “wrapped and stuffed meat”!
Tradurre in questa maniera i nomi dei piatti, fidatevi, li rende poco appetibili!
La cosa giusta da fare è inserire nel menù una piccola descrizione del piatto e semmai affidare al cameriere il compito di descrivere la pietanza enfatizzando la qualità dei prodotti, ad esempio:
Neapolitan Fresella €11.00
with Cherry Tomatoes, whole Mozzarella di Bufala DOP, Extra virgin Olive Oil, Basil.
In questo modo il cameriere sa quali sono le materie prime utilizzate e avrà tanto da dire, di conseguenza il piatto avrà più chance di essere venduto.
Cosa potrebbe dire?
Potrebbe partire raccontando cosa sia la fresella, (che non è semplicemente “hard bread”, bensì “hard rough dried whole grain bread that we soak in fresh running water to make a bit softer but still crispy enough to enjoy with its toppings”), cosa vuol dire DOP (tutti gli inglesi lo leggono ma nessuno lo sa!), arrivando a descrivere l’alta qualità che la mozzarella del tuo ristorante possiede; qualità che la rende la più succosa di tutta la Campania.
Stesso discorso per gli altri prodotti tipici, se il pomodoro che viene utilizzato è un San Marzano è giusto che vada menzionato e così via per tutto.
In questo modo diventa tutto un discorso di up selling, drive the sales and push them.
Se il ristorante è situato in una grande città come Firenze, Napoli, Palermo, Catania, Roma o in quelle che potrei considerare ‘piccole perle’, cioè piccole ma estremamente caratteristiche come Taormina, Sorrento, le Cinque Terre, Aosta, Pompei (che con gli scavi archeologici attrae migliaia di europei ogni anno); un titolare intelligente dovrebbe considerare di assumere almeno due ragazzi che abbiano una decente padronanza dell’inglese, impresa non complicatissima dato che oggi si studia in tutti i licei, e fortunatamente quasi tutti i ragazzi ‘masticano’ bene la lingua.
Da proprietaria, sarei addirittura disponibile a pagare un corso, almeno a due persone, sarebbe un investimento a lungo termine, considerando che lo straniero è molto più propenso alle recensioni su Trip Advisor, che contribuiscono alla costruzione della reputazione del ristorante.
Se invece gli stranieri costituiscono il 10/15% della clientela totale, è sufficiente preparare il team dando loro dei piccoli templates da studiare in modo da poter presentare il piatto in maniera quantomeno comprensibile.
Come accogliere i clienti stranieri in inglese: dubbi, domande e vocaboli di base
In qualsiasi ristorante, in Italia o all’estero, è buona abitudine fornire un buon training allo staff su quali siano gli Steps of Service che la sala deve seguire, che variano con qualche leggera differenza, in base all’identità del ristorante (fine, dining o pizzeria).
Il settore della ristorazione in Regno Unito è composto per metà da italiani, per quanto riguarda la sala, e un’altra metà da ragazzi spagnoli, polacchi, qualche francese, ecc.
Senza nessun tipo di discriminazione, posso dire che noi italiani siamo maggiormente apprezzati per il nostro approccio: amichevole e naturale nei confronti del cliente e, inoltre, possediamo anche un gran senso del customer service (eccezioni a parte).
È proprio questo il primo step of service: accogliere il cliente come se lo stessi accogliendo in casa tua.
Un consiglio che mi sento di dare ai camerieri italiani è quello di non essere timidi quando arriva il momento di conversare con il cliente. Non abbiate paura di sbagliare forme grammaticali o di non essere capiti.
Gli inglesi sono molto disponibili e pazienti… raramente durante i miei primi mesi a Londra mi è capitato che qualcuno fosse scortese con me perché magari non era in grado di capirmi.
Domande semplici come “How are you today?” “Where have you been today?” “Did you enjoy the city?” saranno sufficienti per essere cortesi e fare conversazione.
Non è così difficile come sembra, anche perché durante la conversazione sicuramente verranno menzionati monumenti e luoghi che conoscete e questo basterà a farvi sentire un po’ più confident, al punto da suggerire qualche altro luogo da visitare.
Una volta che i client si sono accomodati, iniziate con offrire dell’acqua magari.. “Can I get you some water? Still or sparkling?” Oppure “Wine, beer, any soft drink?”
Dopo lo starter, potete suggerire ai clienti un assaggio di pasta oppure qualche antipasto.
Non dimenticate l’importanza del feedback da parte dei vostri clienti per assicurarsi che tutto vada bene (in gergo check back), e per farlo basta un semplice: “Is everything ok with your meal? Do you need more drinks?
Se avete bisogno di consultare la cucina dopo particolari richieste o se qualcosa non va “Let me check with the chef/ manager”
La presentazione del menu in inglese: Le differenze tra Italia e il Regno Unito
Se il cliente è in Italia per la prima volta, i primi dubbi e domande arriveranno in merito ai courses.
Nel Regno Unito vi è una differenziazione: Starter (Antipasto) e Main Course (Primo o Secondo).
È bene spiegare ai nostri clienti le differenze: “In Italy we refer to Primo if the main course includes pasta, to secondo when it includes meat or fish with sides (contorni).
For special occasions, big lunch/dinner with our family and friends, we have both, as well as some families in south Italy are used to have both of them at home on regular days. Portion are a bit smaller than usual so we don’t really over eat.”
Dopo aver spiegato la differenza tra primo e secondo, non dimenticate di suggerire i vostri piatti preferiti o i best sellers del ristorante.
Avendo lavorato in un ristorante italiano a Londra, so bene quanto le raccomandazioni sono sempre molto apprezzate dai clienti, aperti e curiosi di assaggiare nuove ricette e prodotti della cucina mediterranea, considerata in Regno Unito come una delle più buone, semplici, autentiche e salutari.
Ed anche in questo caso, niente panico vi basterà dire: “May I suggest you to try our Parmigiana?” oppure “My favourite pasta is the Carbonara, so good and creamy”. Vocaboli utili sono full of taste, full of flavour, juicy (riferendosi alla carne), slow cook (a cottura lenta) pan fried (saltato in padella).
Allergens (Allergeni)
Passiamo ora ad un argomento da non tralasciare: allergie ed intolleranze, che sono diventate molto comuni, ed in generale ad oggi le persone sono sempre più predisposte a svilupparne.
A questo proposito è importante proporre nel menù almeno un piatto vegetariano ed avere anche delle opzioni Gluten Free.
Per questa ragione è importante che il team riceva un training adeguato.
In cucina, per prevenire una cross contamination (una contaminazione del cibo) così come in sala è necessario che i camerieri conoscano perfettamente il menù, sapendo quali ingredienti compongono i piatti esattamente, come ne sono a conoscenza i cuochi.
Nel caso in cui lo staff non abbia un’ottima padronanza della lingua inglese è meglio non rischiare improvvisando; piuttosto è preferibile avere un menù per le allergie da presentare in caso di necessità, dove accanto ad ogni piatto vi siano i simboli relativi ai prodotti che possono causare reazioni e allergie, con legenda correlata, ovviamente.
Ecco qui un esempio:
Coffee&Digestives (Caffè & digestivi)
Gli inglesi hanno una concezione un po’ barbara del caffè, detto da una persona per la quale il caffè è sacro!
Quando tra italiani (e meridionali specialmente) diciamo “andiamo a prenderci un caffè”, si intende per la maggior parte delle volte un espresso (lungo, corto, in tazza)… al massimo un cappuccino!
Ma se un inglese vi ordina un caffè, fate attenzione perché vi si aprirà un universo: : Espresso, double espresso, macchiato, double macchiato, cappuccino… e no non è finita.
Poi c’è il latte, ovvero il nostro caffè latte ma con un singolo shot di caffe e latte senza schiuma, Flat white che sarebbe un doppio espresso senza schiuma, Chai latte, Velvet cappuccino e mi fermo qui.. personalmente? Terrei i menù all’italiana.
I Complaints (lamentele)
In Regno Unito fare un complaint è molto comune, sia di persona al cameriere che su Trip Advisor. Alcune volte può addirittura capitare che il cliente faccia complaint sul cibo, per esempio, e dopo che il piatto è stato rifatto (e offerto pure) ci si becca lo stesso una stella su Trip Advisor.
In Italia, se il servizio o il cibo non soddisfa, la maggior parte delle volte semplicemente il cliente non ritorna più in quel ristorante.
Siate pronti ad ascoltare e ad accettare i feedback senza mai prenderla sul personale, offrite sempre di rifare il piatto e soprattutto assicuratevi che il team di sala faccia sempre il “check back” dopo l’arrivo dei piatti, in modo da prevenire il complaint. Offrite un caffè o un limoncello vi aiuterà sempre nel caso di piccole mancanze/incidenti.
Un suggerimento finale per avere successo con l’inglese ed i turisti
Siate Italiani più che mai! Calorosi nel servizio, anche un po’ rumorosi, che è la caratteristica che ci contraddistingue, sorridenti, e non abbiate paura di non essere capiti.
La nostra cultura culinaria è invidiata in tutto il mondo, e i turisti sono aperti ad ogni tipo di sapore ed esperienza ed ormai si sono abituati anche all’inglese un po’ incerto… maccheronico!
Non inglesizzate il menù, non fate spaghetti e polpette, siate veri e autentici, in sala e in cucina.