Ristorazione a domicilio: perché il fenomeno del food delivery è inarrestabile

Il food delivery è il mercato che ad oggi potremmo definire più florido in diversi paesi europei.

In Italia, nello specifico, i consumatori che scelgono di utilizzare il food delivery aumentano mese dopo mese con un boom del + 56% rispetto al 2018 e 566 milioni di euro raggiunti.

Oltre 10 milioni di italiani scelgono di ordinare online ed i piatti in vetta sono quelli tipici della tradizione italiana dalla pizza alla rosticceria, ma non solo, troviamo anche noodles, giapponese ed healthy food.

Ma perché il fenomeno del food delivery è così in crescita e così inarrestabile?

Scopriamolo insieme!

Che cos’è il food delivery

Qualcuno di voi potrebbe anche chiedersi: Ma cos’è il food delivery?

Il food delivery non è altro che la consegna a domicilio di cibo e, anche se non è questo il fattore innovativo, la novità risiede proprio nel fatto che il fenomeno non è statico ma in continuo cambiamento.

Per rendere ancora più semplice la consegna a domicilio nascono ogni giorno applicazioni e siti web che accorciano le distanze tra chi ordina e chi consegna; grazie alla comunicazione istantanea fornita da internet è diventato quindi facilissimo ordinare qualsiasi tipo di cibo in un paio di click.

I vantaggi sono evidenti e notevoli; il connubio perfetto per chi vuole restare a casa gustando qualche manicaretto, una valida alternativa per poter assaggiare piatti nuovi comodamente steso sul divano di casa tua o, ancora, un’ottima idea per chi è impossibilitato ad uscire di casa ma si ritrova con un’implacabile voglia di giapponese.

Per tutto questo la risposta è il food delivery.

Non solo cibi già pronti ma anche consegne innovative con formule di abbonamento o tramite liste della spesa pre-impostate.

Un esempio su tutti sono i contemporanei servizi di meal-kit in cui viene consegnato un box completo degli ingredienti necessari per realizzare una cena a casa, un servizio che va oltre la mera consegna dei prodotti e che aggiunge un forte elemento esperienziale.

Il food delivery in Italia

Il food delivery, in Italia, è diventato più florido solo negli ultimi anni rispetto ad altre parti del mondo.

Esistono due macro categorie di servizio: consegna o network.

Nella prima categoria rientrano tutti coloro che, disponendo di un proprio personale e di mezzi propri, prelevano l’ordine dal ristorante e lo consegnano all’utente.

La preparazione dei piatti è quindi affidata al ristorante e in caso di problemi con l’ordine la responsabilità è affidata alla piattaforma, offrendo maggior tutela al consumatore.

Esempi di questa tipologia di servizio sono: Deliveroo e Uber Eats ed anche Moovenda (attualmente a Napoli, Roma e Viterbo).

Nella seconda categoria ci sono quelle piattaforme che fungono solo da intermediari.

Il loro compito è quello di offrire visibilità ai ristoranti, fast food e simili, ed è il ristorante ad occuparsi della consegna del cibo in maniera autonoma, non il portale.

A questo punto, diversamente dal caso precedente, la qualità dei prodotti, la velocità dei tempi di consegna e le modalità vengono gestiste dal ristorante stesso.

Il vantaggio è la grandissima possibilità di scelta, l’esempio più noto è Just Eat o anche Glovo, che da poco affacciato sul panorama del food delivery italiano, consegna qualsiasi cosa a patto che non superi i 9kg.

È presente attualmente a Milano, Roma, Firenze, Genova, Verona, Palermo e Catania.

Qualche statistica sul food delivery

Statisticamente nell’ultimo anno hanno ordinato molto più gli uomini (55%) rispetto alle donne (44%).

Gli uomini sono più propensi a sperimentare nuovi piatti e ristoranti diversi (13%) mentre le donne restano fedeli agli stessi locali ed amano molto più il sushi rispetto agli uomini (15%).

Per quanto riguarda età e professioni, i millennials (60%) rappresentano la generazione più affezionata al food delivery, seguita da adulti e famiglie (35%), mentre sul fronte delle professioni a essere più attivi sono gli impiegati (39%), seguiti dagli studenti (33%) e dai liberi professionisti (14%), che mediamente spendono di più per ogni ordine effettuato.

I cibi che più vengono ordinati sono hamburger, cucina giapponese e cinese, panini e piadine, cucina italiana, cucina indiana dolci e cucina messicana.

Il fenomeno delle dark kitchen

Quando parliamo però di cibo a domicilio non possiamo fare a meno di menzionare le dark kitchen.

Cosa sono? Vi starete chiedendo.

Non si tratta, come potrebbe sembrare, di una serie televisiva dal retroscena horror; ma di un’evoluzione del food delivery.

Data l’enorme velocità di richiesta di cibo a domicilio nascono quelle che potremmo definire in italiano ‘cucine chiuse’, centralizzate, pensate esclusivamente per la produzione di piatti, dove il cliente non si reca mai fisicamente.

Il ristorante dove consumare il proprio piatto preferito diventa casa propria.

La vera ricchezza infatti di un servizio di food delivery sono i big data: le preferenze e i profili degli utenti vengono raccolti e organizzati.

Chi possiede quei dati, può facilmente capire quali siano le pietanze più richieste in un dato periodo, cosa viene ordinato di più a seconda della stagione o della situazione climatica.

Anche i ristoranti ben organizzati e affermati hanno faticato a far fronte ad una simile richiesta di ordini da consegnare ai rider delle varie Deliveroo, JustEat, Glovo e Uber Eats.

Da qui un nuovo modello di cucina che mira, da una parte a preservare la qualità dell’esperienza di consumo all’interno di un locale, e dall’altra a non compromettere il nuovo business, dando così l’opportunità di riconfigurare i propri spazi o di affidare a terzi la gestione delle consegne a domicilio, come nel caso delle dark kitchen, in grado di gestire al meglio la domanda dei clienti.

A Novembre dello scorso anno la banca d’investimenti Ubs ha analizzato capillarmente il mondo della consegna a domicilio e i suoi possibili sviluppi in un articolo di 82 pagine intitolato ‘ The kitchen is dead?’ (La cucina è morta?) in cui sono state esaminate le risposte di un sondaggio effettuato su un campione di 13.000 persone in tutto il mondo.

Unendo i dati delle app di food delivery, grazie all’aiuto di alcuni esperti nel settore, i ricercatori stimano che questo attualmente è un business che vale a livello globale circa 35 miliardi di dollari e, in proiezione al 2030, potrebbe arrivare a valere oltre 365 miliardi di dollari, una crescita di circa il 20% annuo.

I vantaggi offerti dal modello dark kitchen sono svariati, primo fra tutti è la possibilità di una cucina completamente focalizzata alla creazione di piatti per consegne a domicilio.

Questo potrebbe, in un certo modo, aiutare significativamente i ristoranti a far crescere il proprio business fornendo una piattaforma di espansione a basso rischio, azzerando i costi come: utenze, pulizie, costi di manutenzione ed altre spese operative.

Dall’altro potrebbe essere potenzialmente pericoloso per la ristorazione tradizionale. Infatti entro il 2030 secondo il report di Ubs la maggior parte dei pasti cucinati a casa saranno ordinati online e consegnati o da un pop-up o da una dark kitchen.

Karma Kitchen

A Londra nel 2014 nasce Karma Kitchen, un altro metodo alternativo di fare dark kitchen.

Come?

Karma kitchen per 1.500 pounds al mese affitta una cucina uan cucina super accessoriata, l’azienda si occupa di tutto, dalle ordinazioni delle materie prime, alla gestione dei rifiuti, dalla piattaforma per le ordinazioni alla pulizia della cucina. Tu dovrai solamente occuparti della preparazione dei piatti.

Il settore del Food delivery si sta consolidando sempre di più imponendo la sua presenza come abitudine nella vita delle persone, e la ragione è semplice: la vita moderna è caotica e frenetica, e altrettanto pratico e veloce deve essere il mondo che ci circonda.

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