Cosa significa Presidio Slow Food e come diventarlo
Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti. Scopriamo insieme cos’è e come si ottiene la certificazione!
Cos’è Slow Food?
Slow Food è una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce e per far conoscere prodotti tipici di alcuni territori e dei produttori.
Per favorire la consapevolezza del consumatore, far conoscere le sfumature di un prodotto e intrattenere con ricette e proposte gastronomiche nel 1990 nasce Slow Food Editore.
Durante il secondo anno di attività pubblica il best-seller Osterie d’Italia – Sussidiario del mangiarbere all’italiana, per poi proseguire con un percorso editoriale che affianca l’evoluzione dell’associazione e oggi conta oltre cento titoli.
Una delle attività più importanti, a parer mio, dell’associazione, riguarda l’educazione alimentare. Il piano coinvolge adulti e bambini presentando il cibo con tutte le sue valenze culturali e sociali. Con gli Orti in Condotta si avvicinano scolari e famiglie alla cultura alimentare, si impara il valore di semi e frutti e a tutelare le risorse della terra.
I Master of Food, invece, sono un percorso educativo innovativo e originale, basato sul risveglio e l’allenamento dei sensi, sull’apprendimento di tecniche produttive del cibo e sulla degustazione come esperienza formativa.
Cos’è un presidio Slow Food?
L’attività per cui l’associazione è più famosa è quella dei Presidi: in Italia attualmente ci sono 289 presidi Slow Food, arrivando a oltre 500 in tutto il mondo. Il loro scopo è valorizzare territori e storie che altrimenti sarebbero destinati a scomparire, magari perché troppo distanti dalla filosofia di puro profitto, oggi troppo diffusa. Sono anche utili per proteggere le biodiversità locali.
Un presidio slow food è una realtà composta da produttori agroalimentari che promuove e valorizza i prodotti del proprio territorio. I prodotti locali vengono presentati, e fatti conoscere, attraverso l’organizzazione di manifestazioni ed eventi: alcuni di questi eventi sono il Salone del Gusto, Terra Madre, Cheese e Slow Food, sul territorio italiano.
Come si ottiene la certificazione?
La certificazione data dall’associazione non è ufficiale. È assegnata da un comitato scientifico di Slow Food), i criteri di definizione sono simili a quelli di certificazioni come IGP e DOP, ma con un disciplinare di produzione molto più rigido. Lo scopo è quello di avere un riconoscimento che si basa solo sulla fiducia delle scelte fatta da una Associazione Internazionale. In molti casi i prodotti coincidono con quelli riconosciuti come prodotti agroalimentari tradizionali italiani su proposta delle regioni dal Ministero, ma Slow Food mira a garantire una uniformità di stile dei disciplinari che manca nelle amministrazioni regionali.
Slow Food ha deciso di dare linee guida su cui puntare, per valorizzare i prodotti agli occhi dell’utente finale e garantire successo al produttore!
Per valorizzare un prodotto possono bastare 3 semplici passaggi:
Riunire i pochi produttori rimasti e renderli visibili in ampio raggio
Aiutarli a comunicare l'eccellenza gastronomica della loro produzione, favorendo dei mezzi utili.
Aiutarli a puntare su prezzi più equi e remunerativi.
Talvolta, il problema può riguardare le filiere produttive. Ecco 2 azioni utili che si possono compiere:
Recuperare materie prime di qualità e salvare tecniche di lavorazione tradizionali
Puntare sull’innovazione in poche semplici mosse, come mettere a norma i locali di trasformazione e migliorando la qualità della vita e i guadagni dei produttori senza snaturare la natura dei prodotti (es.costruire un macello, ristrutturare un forno a legna e così via.)
Nel secondo caso il lavoro è complesso e spesso ingrato, perché significa convincere istituzioni e produttori a portare avanti interventi lenti e difficili, i cui risultati economici sono a medio e lungo termine: è più facile promettere a un produttore un prezzo di vendita maggiore del 30% che chiedergli di reintrodurre forme di allevamento estensive o coltivazioni più rispettose dell'ambiente.
Si tratta di un passo importante e delicato per Slow Food, perché significa, non soltanto giudicare il prodotto finale (un piatto, un vino, un formaggio), ma intervenire in prima persona, entrare nei meccanismi produttivi ed economici del produttore, difficile sì, ma non impossibile.
Ecco i presidi Slow Food in Italia
Come abbiamo detto sopra, l’Italia conta tantissimi presidi. Ecco quelli più importanti.
Antichi pomodori di Napoli in Campania
Bagòss di Bagolino in Lombardia
Burro a latte crudo dell’alto Elvo in Piemonte
Casizolu in Sardegna
Carciofo di Perinaldo in Liguria
Cipolla rossa di Acquaviva in Puglia
Fico secco reale di Atessa in Abruzzo
Caciocavallo podolico della Basilicata in Basilicata
Zibibbo di Pizzo Calabro in Calabria
Culatello di Zibello in Emilia Romagna
Rosa di Gorizia in Friuli Venezia Giulia
Caciofiore della campagna romana in Lazio
Mele rosa dei Monti Sibillini in Marche
Signora di Conca Casale in Molise
Mortadella di Prato in Toscana
Vino santo affumicato dell’alta valle del Tevere in Umbria
Mieli di alta montagna in Valle d’Aosta
Oca in onto in Veneto
Sloow food ai tempi del Covid-19
Vista la situazione al momento, gli uffici son chiusi. Ma i lavoratori dell’associazione sono attivi in Smart Working e lavorano per salvaguardare progetti, eventi ed essere sempre accanto della filiera produttiva agroalimentare.